La scatola mangia mente (.2)

Vedrai che troveremo altri amichetti…”.
Accarezzava il fucile con amore, come si fa con un cucciolo. Lo coccolava e guardava affettuosamente quel metallo così lucente e liscio che adesso era il suo unico compagno.
A pochi metri da lui silenziosi come ombre Billy, Christian e Mickey camminavano stando attenti a non fare il minimo rumore.

Era stato difficile convincere Christian a camminare da sé, dapprima si era buttato a terra con le gambe molli e i lucciconi agli occhi, “non posso…” continuava a ripetere “non posso Billy aiutami!”.

Billy temeva per lui. Aveva paura che una situazione del genere per un bambino di cinque anni si sarebbe rivelata semplicemente “troppo” e che sarebbe scoppiato a piangere facendoli ammazzare tutti. Gli spiegò che era l’unico modo per arrivare sani e salvi a casa, dovevano passare senza attirare l’attenzione di Simmons. Gli promise il gelato più grande del mondo una volta che sarebbero usciti da quella situazione.

Aveva aiutato il fratellino a calmarsi (dopo la promessa del gelato c’era voluto poco) e poi aveva studiato il percorso migliore per non farsi notare. Sarebbero avanzati per qualche metro dietro alla siepe che costeggiava la strada e poi coperti dalle auto avrebbero continuato fino alla porta di casa.
L’unica possibilità che avevano era che quel pazzo non guardasse nella loro direzione, fortunatamente sembrava che fosse ipnotizzato come un bambino alle prese con il suo nuovo giocattolo. La panchina dove era seduto Simmons era proprio di fronte al parcheggio, e anche se il suo sguardo era rivolto al fucile, Billy era sicuro che al minimo rumore quel pazzo avrebbe fatto fuoco nella loro direzione.
Mickey, mi raccomando fai esattamente quello che faccio io…” guardava il suo cane dritto negli occhi. Quegli occhi scuri e così intelligenti che lo convinsero che Mickey non avrebbe sbagliato. Gli passò delicatamente una mano sulla testa e mormoro “bravo bello…”.
La traversata della siepe fu più difficile e dolorosa del previsto. I rametti che spuntavano dalla folta massa di foglioline li ferirono superficialmente, erano come aghi pronti a tagliarli al primo movimento errato. Christian ripensò al gelato e resistette al pianto quando un rametto lo graffiò sotto l’occhio, tracciando una strisciolina rossa di sangue.

Superata la siepe si spostarono di fretta dietro a una vecchia Volksvagen , un maggiolone color blu scuro. Billy sbirciò in direzione di Simmons. Il maniaco dialogava amabilmente con il suo letale amico.
Al suo cenno scattarono tutti e tre dietro una vecchia Ford, quindi mise di nuovo fuori la testa per controllare i movimenti dell’uomo sulla panchina.Avanzarono in quel modo per altre due volte. Quando fu il momento di staccarsi dalla spider per avanzare verso la Chevrolet, Billy commise un errore.
Muovendosi rapidamente non fece attenzione alla coda del cane e ci camminò sopra. Un verso di dolore e sorpresa uscì involontario dal muso di Mickey. Simmons alzò lo sguardo dall’arma e cominciò a guardare nella loro direzione attirato da quel guaito.
No… maledizione…” l’imprecazione di Billy era poco più che un pensiero, un sussurrio appena percepibile. Il cane gli si fece incontro, con le orecchie basse e gli occhi tristi quasi a dire “perdonami…”. Billy tenne contro di se i due compagni di sventura mentre la schiena poggiava contro la fredda portiera d’acciaio dell’auto.Simmons si era alzato in piedi e con passo svelto andava verso il loro rifugio.
Ci scoprirà?” chiese il piccolo Christian sottovoce mentre le lacrime tornavano a bagnargli gli occhi.
ssst…” gli rispose Billy chiudendo gli occhi e aspettandosi il peggio. Nella mano destra il fucile non aspettava altro che di tornare in azione.
Si aprì una porta poco distante dalla panchina, una donna panciuta e con i bigodini in testa si affacciò furibonda all’uscio.
Paul! Vecchio coglione, avanti entra in casa”, era la signora Simmons.
Che Dio benedica quella donna, pensò Billy.
Il maniaco guardò di nuovo verso la Chevrolet, e poi volse il viso in direzione della donna, quindi parlò con il suo amico a due canne “Ci divertiremo un bel po’ adesso io e te…” un sorriso malvagio gli illuminò il volto mentre se ne andava verso casa sua e fissava quella donna che per trent’anni era stata la sua compagna.
Adesso!” mentre Simmons entrava in casa, Billy,Christian e Mickey scattarono verso la porta della loro abitazione. Sentirono dei colpi provenire da dove poco prima era affacciata la donna ma nessuno di loro ebbe il coraggio né l’intenzione di guardare. Billy estrasse in fretta le chiavi di casa ed aprì la porta, chiedendosi che accoglienza gli avrebbero riservato i suoi.
Niente può essere peggio di un maniaco con il fucile pronto a farti saltare la testa no?
Si sbagliava.

Appena la porta fu richiusa alle loro spalle, Christian scoppiò a piangere. L’aveva trattenuto per troppo tempo e ora il pianto aveva avuto la meglio sulla sua determinazione, non c’era gelato che teneva.
Billy si passò una mano tra i capelli mormorando “Gesù…” e guardando fisso a terra il pavimento di parquet che rivestiva l’ingresso e la sala. Mickey invece scodinzolava allegro come se fosse appena tornato da una gitarella notturna.
Finalmente siete tornati!” era la voce di sua madre, proveniva dalla cucina.
Billy alzò lo sguardo e la sua attenzione fu catturata dalla tv. Sullo schermo c’era solo bianco. Il colore era intensissimo, faceva male agli occhi guardarlo per più di qualche secondo, distorse lo sguardo dopo pochissimo tempo e una manciata di esplosive macchioline nere cominciò a balenargli davanti agli occhi chiusi per il dolore.
Non guardare lo schermo Christian…” disse mentre si massaggiava le palpebre, e pian piano riacquistava la vista. Il fratellino era così preso dal pianto che non lo ascoltò neanche.
Mickey vieni qua!” chiamò sua madre. Il labrador partì a razzo verso la cucina, pronto a sgranocchiare qualche bocconcino.
Chris stai buono per favore” mentre accarezzava la testa di Christian, Billy si guardava intorno, cercando qualche stranezza. Un segno che anche i loro genitori erano andati di testa. Quel segno arrivò più in fretta del previsto.Mickey guaiva, sua madre gridava “Andiamo Mickey forza!”, Billy scattò in fretta verso la cucina, trascinando anche suo fratello, che era una fontana di lacrime.
La scena che gli si presentò davanti era raccapricciante.
Il forno era spalancato, dal suo interno proveniva un calore incredibile, Steph doveva averlo portato a più di 200 gradi e tutt’intorno a quel nucleo rovente l’aria aveva preso a bruciare, era irrespirabile. Davanti all’entrata di quell’inferno la donna teneva Mickey ben saldo per il collare e lo trascinava, cercando di infilarlo dentro.

Quando si accorse della presenza dei figli, li guardò con aria scocciata e disse “Non vuole entrare nel forno!”, nella classica espressione da “robe dell’altro mondo”.
Christian smise di piangere, spostava lo sguardo da sua madre al cane, gli occhi sbarrati ed increduli. Non sapeva cosa pensare.
Billy si affrettò a chiudere il forno. Venne investito da quel calore che quasi gli ustionò la pelle e quando tocco il ferro della maniglia si bruciò una mano che ritrasse in fretta. Poi una volta chiuso lo spense.
Che cosa fai!” urlò sua madre arrabbiata.
E adesso come lo cuociamo?” era sorpresa della stupidità del figlio.
Mamma… che cosa ti è successo?” Billy parlava lentamente, in tono amorevole, come si fa con un bambino che non si rende conto della gravità del gesto. Non sapeva accettare l’idea che avesse dato fuori di testa.
Niente!” rispose lei mantenendo sul viso l’espressione spiritata di qualcuno che viene accusato ingiustamente.
“Ma perché vuoi cucinare Mickey?” la voce gli tremava.
Stupido ragazzo… tuo padre ha ragione, non hai mica tutte le rotelle apposto…” lo disse ad alta voce, fregandosene che lo “stupido ragazzo” in questione fosse proprio lì davanti a lei.
Ho fame! E dovrò pur mangiare qualcosa? Vuoi per caso che mangi tuo fratello?”. Quello che doveva suonare come sarcasmo, assunse tutt’altro tono. Sembrava che quella fosse davvero l’alternativa al divorare il cane.
Christian ricominciò a piangere, tra le lacrime e i versi che faceva si potevano sentire parole confuse come “Mickey”, “Mamma” ed infine “io”.
Steph si mosse nuovamente per accendere il forno poi sussultò sentendo un vocione provenire dal piano di sopra.
Cos’è questo casino!!!” Ronald Bredy scendeva rumorosamente le scale, ruttando e imprecando.
Quando Billy vide com’era vestito non seppe se ridere o piangere.

Aveva ai piedi le ciabatte rosa della moglie, i calzini neri erano tirati fin sopra al ginocchio. Sopra ai suoi boxer aveva infilato delle mutandine da donna, rosa con il pizzo ai bordi. La pancia pelosa era lasciata scoperta dalla canottiera corta e all’altezza del petto portava, annodato stretto, un reggiseno troppo largo, sicuramente di proprietà di Steph che essendo più che un po’ in carne portava una quinta lunga. Il viso era truccato in modo orrido e così pesante che la più volgare delle prostitute l’avrebbe trovato quantomeno”inappropriato”. Il rossetto gli aveva disegnato delle labbra innaturalmente grandi che arrivavano a toccargli il naso e il mento. La cipria, passata abbondantemente sul viso, l’aveva reso di un colorito quasi perlaceo e, aveva provato anche a passarsi l’eyeliner sugli occhi con il risultato disastroso di avere la pupilla destra completamente nera per il trucco.

Quando fu davanti a loro sua moglie non batté ciglio per quell’aspetto ridicolo ma semplicemente disse “Tuo figlio non mi vuole far cucinare il cane!”.
Il piccolo Christian guardava metà tra il divertito e il terrorizzato quell’uomo ridotto a poco più che un pagliaccio truccato male.
Ronald strabuzzò gli occhi agitando le mani e guardandosi attorno.
Quale figlio? … non abbiamo figli Steph!” era veramente convinto di quello che diceva.
Poi spostò lo sguardo su Billy e con una smorfia di terrore disse “E tu chi sei!!! O mio dio è un ladro!!”, corse verso il tavolo della cucina e ci si accovacciò sotto, come un bambino che si ritaglia uno spazio tutto suo.
Ti prego prendi quello che vuoi ma vattene da casa mia, non farmi del male”, le gambe pelose spuntavano da sotto il riparo artificiale che si era creato.Billy avrebbe riso se la situazione non fosse stata così tragica.
Con estremo cinismo si ritrovò a pensare: chi è che farebbe meglio a rinchiudersi in una grotta ora papà?
Nel frattempo sua madre, ignorando completamente il marito tremante continuava a strattonare Mickey per cercare di portarlo vicino al forno.
Billy le prese il braccio, staccando la mano dal collare del cane e lo liberò dalla morsa di Steph.
Come ti permetti di trattarmi così giovanotto!” era furibonda, guardava il giovane volto che aveva davanti con occhi accusatori pieni d’odio.
Si voltò per rovistare nel cassetto delle posate “Ecco qui…” si disse estremamente soddisfatta.
Aveva estratto un coltello di dimensioni notevoli, uno di quelli che utilizzavano per affettare il pane, durante il pranzo della domenica.
Adesso ti punisco, così impari a fare l’insolente!” Steph avanzava verso di lui, coltello alla mano.
Non farmi del male!” gridava suo padre da sotto al tavolo.Billy agì d’istinto, afferrò una delle sedie del tavolo e la lanciò contro la madre.
L’uomo sotto al tavolo che un tempo era stato Ronald Bredy lanciò un urletto di terrore mentre il figlio si avvicinava a lui per prendere la sedia.
L’arma improvvisata si abbatté sulla donna facendola crollare a terra, Billy afferrò Christian e Mickey e scappò verso la porta d’ingresso, sentendosi enormemente in colpa per quello che aveva appena fatto.
Per un attimo ebbe l’idea di tornare indietro per sincerarsi che il colpo non l’avesse ferita, poi gli tornò in mente il coltello.
Sei stato tu!!!” la donna parlava con la forma tremante che sedeva sotto al tavolino, mentre ancora scossa per la sediata faceva fatica a rimettersi in piedi, poi prese di nuovo il coltello e mentre l’uomo urlava in modo osceno “Non farmi male!!!”, lo accoltellò al petto.
Billy fu l’unico a vedere sua madre uccidere suo padre, Christian era così scombussolato che aveva cominciato a martellare la porta di pugni dicendo “Voglio andare via!!”.

Ti prego fa che non ci sia quel maniaco col fucile…
Spalancò la porta di casa, augurandosi di dimenticarsi presto di quello che era appena successo, e uscirono di nuovo nella notte, lasciandosi alle spalle sua madre che urlava, disperata tra le lacrime “Oh no Ronald!!! chi ti ha fatto questo?”.

La strada era di nuovo deserta.
Alle loro spalle sentivano i lamenti di Steph che piangeva la morte del marito, tutt’intorno silenzio.
Billy che cos’è successo?” Christian non aveva smesso di piangere nemmeno per un secondo.
Billy scosse la testa, non sapeva cos’era successo e non aveva la minima idea di quale sarebbe stata ora la mossa giusta da fare.

Dovevano andarsene, era l’unica possibilità per uscirne vivi. La fortuna però non era dalla loro quel giorno.
Si guardò in giro, cercando con lo sguardo spaurito e speranzoso di vedere la macchina del padre, sarebbe rientrato di corsa in casa (anche se la prospettiva di affrontare la neo vedova Bredy lo terrorizzava) e avrebbe preso le chiavi, poi sarebbero partiti, lui, Christian e Mickey e avrebbero cercato aiuto.
Ma non la vide.
L’auto… dov’è l’auto di papà?” chiese al fratellino.
Il signor Gregory … ce l’ha lui… papà l’ha portata stamattina” rispose smettendo per qualche secondo il suo lamentoso piagnisteo.
Sul viso di Billy c’era una smorfia di rassegnazione. Quel giorno il destino ce l’aveva con lui. La macchina era dal meccanico.

L’adrenalina che lo animava non gli aveva ancora consentito di pensare a quello che era appena successo. Suo padre era appena morto, rannicchiato sotto un tavolo e vestito da battona, e sua madre era indecisa se mangiarsi il cane o suo figlio. Come se non bastasse c’erano ancora i corpi straziati delle vittime del signor Simmons lasciati a marcire per le strade, e lui aveva la responsabilità di tirare fuori da quell’incubo sia se stesso che le due ideali pietanze viventi di sua madre.
Christian aveva smesso di piangere, almeno per un po’. Non era come se la cosa fosse stata voluta, ma più che altro come se non ci fossero più lacrime da far precipitare giù da quegli occhietti azzurri. Billy si chiese come avrebbe fatto a salvarlo. Un esserino così debole in un mondo di pazzi senza regola ne timori. Mickey invece dopo il tentativo di Steph di cucinarlo se ne stava silenzioso e insolitamente mogio mentre con le testa accarezzava la gamba di Christian.
Li guardò entrambi, soppesando ogni minimo rischio a cui sarebbero andati incontro seguendo l’unico piano che ora aveva in mente.
Dobbiamo andare a riprenderci l’auto…”

…continua…

~ di Fabio su Maggio 4, 2008.

Una Risposta to “La scatola mangia mente (.2)”

  1. Beh una madre che cucina il cane per cena e una padre “battona” nn l’ho auguro a nessuno. E’ peggio di Silent Hill sto posto(spero che il finale nn sia lo stesso xD).

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